Qualche settimana fa, ho avuto una conversazione via social network, una di quelle preziose conversazioni che parte un po’ a caso e che poi prende il via e diventa un vero e proprio scambio di competenze. Se ci si pensa, é così che ha avuto origine la cultura umana, dal confronto attivo, dalla capacità di comunicare. Quello stesso confronto che oggi, ahimè, é sempre meno costruttivo e, piuttosto, contaminato da bisogni ed incompletezze propri di ognuno.
La nota iniziale era stata la puntata sulla gentilezza della mia rubrica radiofonica; ció che ne é scaturito é questo mio pensiero, che riporto qui sotto, e questo bellissimo disegno che lo illustra, regalo del caro Niccoló Storai (che ringrazio).
Chi voglia arricchire il confronto con il proprio pensiero, é il benvenuto nei commenti.
La società attuale non sa gestire le emozioni primarie.. c’è un conflitto forte fra l’equipaggiamento naturale di cui siamo dotati che ci permette di provare emozioni rispetto a ciò che ci circonda. Questo equipaggiamento arriva da millenni evolutivi, è roba di vecchia data, ma adesso si scontra con aspetti di una società che in meno di cento anni ha fatto conquiste inimmaginabili.. L’ effetto che ne scaturisce é un po’ quello di essere fuoriluogo, un po’ come avere l abito sbagliato: fino a che non sarà chiara a tutti la strada della consapevolezza emozionale, dovremo condividere l’oggi con esemplari mal vestiti che fanno fatica a stare al passo con il cambiamento. Secondo Darwin, chi non si adatta al cambiamento, non evolve. Ad ogni modo, la strada per arrivare a vedere se il prossimo passo sarà verso l’evoluzione o verso l’involuzione è ancora lontano, rispetto alla vita media individuale, motivo per il quale, di conseguenza, possiamo certamente affermare di vivere un presente di devoluzione entropica.
In pratica, un oggi popolato da esseri umani incapaci della propria peculiarità comunicativa che, inconsapevoli, vestono i panni di scimmie incompiute
